martedì 17 maggio 2011

In Canada si trova la cura per il cancro, ma le case farmaceutiche non se ne interessano.


I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, ma nessuno ne parla.
E' una tecnica semplice, si utilizza un farmaco di base. Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine.

lunedì 16 maggio 2011

E' ufficiale, meditare fa bene. Lo dimostra uno studio dell'Università di San Francisco

Rafforza il sistema immunitario, previene le malattie, combatte la depressione e attiva il cervello. Non lo dice qualche guru New Age, ma una ricerca dell'università di San Francisco sul cromosoma

di Meaghan Major
Forse non ci salverà l'anima, ma promette di allungarci la vita e modificare i geni responsabili di molte malattie. La new age non c'entra. A essere sotto esame oggi sono i benefici molto terreni che si possono ottenere con l'antica pratica della meditazione. Lo dimostra, innanzitutto, uno studio realizzato dall'Università di San Francisco. Che mette d'accordo scienza e tradizione, visto che può contare sull'endorsement del Dalai Lama e di Elisabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina nel 2009 per i suoi studi sui telomeri, i cappucci di materiale genetico posti in cima ai cromosomi la cui lunghezza è collegata all'invecchiamento.
Ed è proprio sui telomeri che agisce la meditazione: i ricercatori hanno ingaggiato un maestro e gli hanno chiesto di insegnare la pratica a dei volontari; il protocollo prevedeva due sessioni di gruppo e sei ore di meditazione individuale al giorno per tre mesi. Alla fine, coloro che avevano seguito le indicazioni del maestro avevano un livello di telomerasi (l'enzima che ricostruisce i telomeri quando questi si accorciano) del 30 per cento superiore a quello misurato in 30 volontari sani e simili per età, sesso e condizioni di salute.

Come ricordano gli autori su "Psychoneuroendocrinology", la misurazione della telomerasi è un indice certo e assai preciso, e lo studio mostra che l'antica pratica orientale rallenta di fatto il processo di invecchiamento. E lo fa agendo sul cervello dove induce reazioni capaci di aiutare a gestire lo stress e a capitalizzare le sensazioni di benessere. Tanto che alcuni ricercatori sostengono che la meditazione attivi una naturale tendenza del nostro organismo al rilassamento, insomma l'esatto opposto della classica reazione alla base del meccanismo dello stress, che, invece, accorcia la vita.

Una ulteriore conferma arriva da uno studio realizzato in collaborazione dal Massachusetts General Hospital e dal centro di genomica del Beth Israel Deaconess Medical Center, che mostra come la meditazione modifichi l'attività di geni collegati con l'infiammazione, la morte cellulare e il controllo dei radicali liberi responsabili di molti danni al Dna. E quindi, ancora una volta a rallentare l'invecchiamento, e a farlo con una rapidità insospettabile per una pratica così "soft": due mesi di pratica bastano a modificare circa 1.500 geni. "Abbiamo visto che agire sull'attività della mente può alterare il modo in cui il nostro organismo attiva istruzioni genetiche fondamentali", spiega Herbert Benson, uno dei responsabili della ricerca.

giovedì 5 maggio 2011

E' ufficiale: la cannabis ha proprietà miracolose

In uno studio pubblicato sul web un paio di giorni fa dal, National Cancer
Institute (sito governativo), si mettono finalmente nero su bianco (ma
soprattutto ufficialmente) le grandi caratteristiche di questa pianta.

I cannabinoidi sono un gruppo di 21 composti terpenofenoli prodotti
unicamente dalla Cannabis sativa e dalla Cannabis indica. [1,2] Questi
composti derivanti dalla pianta possono essere indicati come
phytocannabinoidi. Anche se il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il
principale ingrediente psicoattivo, vi sono altri composti noti che hanno
attività biologica tipo: il cannabinolo, il cannabidiolo, il cannabicromene,
il cannabigerol, il tetrahydrocannabivirin, e il delta-8-THC. Il
cannabidiolo, ha la caratteristica di avere una significativa attività
analgesica e anti-infiammatoria senza l’effetto psicoattivo (alto) del
delta-9-THC.


Articoli Correlati